Per scoprire Vernazza occorre raggiungerla la mattina presto quando i suoni e gli odori sono ancora quelli del risveglio, la luce del sole è ancora tiepida, la brezza del mattino culla le barche assonate nel piccolo porto e soprattutto i turisti sono ancora in pochi. Dalla stazione ferroviaria si arriva facilmente al mare di Vernazza percorrendone la via principale, quest’ultima sfocia in una piazza che scenograficamente si apre sulle acque blu del mare. Il mio incontro con il quarto borgo delle Cinque Terre è iniziato da qui, ancora assonnato per la levataccia mattutina, ho approfittato della tranquillità del momento per godermi la solitudine di uno scoglio in riva al mare, solo qualche minuto giusto per prepararmi a quel nuovo viaggio verso la scoperta di nuove bellezze, un viaggio che si preannunciava ricco di promesse, promesse che sarebbero state mantenute tutte.
Vernazza offre forse il paesaggio più bello delle Cinque terre, qui ogni angolo è perfetto per scattare foto magnifiche: tra le stradine del borgo, in riva al mare, in cima alle fortificazioni medioevali o su per i sentieri che portano agli altri borghi delle Cinque Terre. Una bellezza che si manifesta anche nelle logge, nei porticati e nei portali che rivelano l’antica importanza del borgo, che assieme a Monterosso, era uno dei centri di riferimento per tutto il territorio delle Cinque Terre.
La fondazione di Vernazza risale all’anno Mille e il suo territorio è stato per secoli il luogo di incontro della vita marinara con quella contadina, i suoi abitanti hanno saputo sia pescare che coltivare la terra, realizzando una sorta di integrazione “gentile” tra l’uomo e l’ambiente. Ogni generazione che ha vissuto questo angolo di Liguria, ha lasciando a quella successiva sia un mare pulito che colline fertili, rese coltivabili grazie ai lavori di terrazzamento eseguiti da una sorta di ingegneri ed architetti “del popolo”. Questo spettacolo di integrazione tra attività dell’uomo e bellezza della natura lo si può ammirare meglio dall’alto, arrampicandosi per una delle strette e rapide scalinate dette arpaie.
Infatti, ripreso il mio cammino alla scoperta del borgo, ho iniziato ad arrampicarmi sulle scalinate che attraversano lo sperone roccioso su cui sorge Vernazza. Il percorso è una sorta di lungo abbraccio famigliare che ti accompagna verso l’alto: voci, case e persone che proteggono il tuo cammino fino all’arrivo su in alto, in cima, dove si trova la Torre Doria, che con la sua antica mole domina l’intero paesaggio a 360°. Da qui una visuale mozzafiato: dai resti delle altre fortificazioni medioevali, al mare, dalle colline al borgo, che da qui sembra una macchia multicolore baciata dalla luce del sole e incastonata tra le rocce a picco sul mare, dove spicca la chiesa di Santa Margherita di Antiochia, in stile romanico-genovese del XIII secolo
Sarei voluto rimanere lì per ore a godermi il paesaggio, fare qualche riflessione e scattare tante foto. Magari fossi stato un pittore! Quello sarebbe potuto essere il mio paradiso dove dipingere tutto il giorno, ma stavano arrivando i turisti. Chissà come sarà percorrere la discesa quando è pieno di gente? Meglio non scoprirlo, ecco perché a malincuore decido di scendere e lasciare quella magnifica sensazione di potere e libertà che un posto come questo può darti.
Ma ancora le belle sensazioni che il viaggio a Vernazza aveva da regalarmi non erano finite, c’era un’altra bella sorpresa che mi aspettava: il cammino lungo il sentiero verso Corniglia. Attraversare questo sentiero si è rivelato un piccolo viaggio nel viaggio, si tratta di un percorso piuttosto facile da fare, che nel giro di un’ora e mezza da Vernazza porta a Corniglia, quattro chilometri di camminata tra campi coltivati, uliveti, vigneti e prati fioriti, dove, nell’alternarsi di lievi saliscendi, si dischiudono paesaggi fantastici a strapiombo sul mare.
Ho visto diversa gente percorre questo sentiero, giovani ed anziani, c’era chi lo attraversa correndo, chi lentamente per godersi la natura o perché affaticato, e chi distrattamente, addirittura con fastidio, magari perché obbligato dagli amici.
Il mio si è rivelato subito un a passeggiata nei ricordi d’infanzia. Camminando lungo il sentiero mi sono tornate in mente le lunghe estati trascorse da bambino nella campagna siciliana, mi piaceva la natura, il sole gli alberi e gli animali che mi facevano compagnia, cosi come le voci lontane dei contadini e i rumori dei lavori di campagna. Ma mi annoiavo molto, ero combattuto tra la bellezza della natura e la voglia di scappare dalla noia del posto, invece in quell’istante, dopo tanti anni, attraversando quei prati e quegli orti a picco sul mare, riascoltando gli stessi suoni di tanto tempo fa, riflettevo su come tante cose fossero cambiate, e soprattutto che a cambiare ero stato io: da un piccolo solitario che si sentiva fuori posto e voleva andarsene lontano ad un giovane uomo che è riuscito a trasformare la solitudine in indipendenza e libertà e si sente finalmente felice del posto in cui si trova ed è capace di godersi appieno la bellezza del posto e del momento. E così mi sono sentito felice. Una riflessione e una sensazione spontanea che per me è stata un regalo prezioso da un posto magnifico.